L'IMPORTANZA DEL SALUTO
Bersani, Franceschini e in tanti nel Pd, non salutano. L'argomento potrà apparire frivolo e privo di importanza, per me no. Potrebbero essere loro i famosi "fighetti" a cui si riferiva Letta qualche settimana fa. Pensavate si riferisse a coloro che si fanno condizionare da un tweet, o da un post su fb. Pensavate si riferisse a chi non vota la fiducia al governo del' "inciucio", a chi si lascia impressionare e non vota la sospensione richiesta dal Pdl a seguito della convocazione della seduta della cassazione per la sentenza Berlusconi. Errore. "Fighetti" sono, i dirigenti del Pd che non salutano. Più sono autorevoli più il termine è azzeccato. Li incroci al partito, li incontri al bagno a Montecitorio, in banca, sul treno, in fila alla posta, non ti salutano. Sono abili, riescono a "non salutare" senza farsene accorgere. Serve una capacità particolare, un po' innata, un po' si affina con il tempo. Come sarebbe plateale incrociare lo sguardo e non salutare. Altra cosa è riuscire a percepire per tempo la tua presenza e riuscire ad evitare che tu comprenda che lui, il "fighetto", non ti vuole salutare. E quando proprio non possono farne a meno perché li becchi in una strada strettissima del centro di Palermo, alle 15, un giorno afoso d'estate e siete tu e lui, li saluti e loro ti fanno una smorfia con il viso ed emettono un sibilo. Ti allontani e non capisci e ti interroghi: mi avrà salutato? Mi avrà riconosciuto? Possibile che non si ricordi di me? Cerchi di darti una risposta, ogni volta diversa, cerchi di trovare un motivo. Nulla, un motivo non c'è, sono "fighetti" e non salutare fa "figo".
Più drammatico sarebbe se non c'entrasse nulla l'essere "fighetto".
Possiamo chiamarli "amici" o "compagni", o in tutti e due i modi, ma il Pd vien fuori dalla tradizione di partiti in cui tutti, non solo si salutavano, ma si davano dal "tu". Andavi in sezione, studente universitario, beccavi il tuo professore, quello che se lo incontravi in un'aula universitaria ti faceva tremare le gambe, e gli dicevi ciao. In sezione osavi pure dirgli "non sono d'accordo con te", una frase che mai avresti potuto proferire durante un esame, tu da un lato lui dall'altro del banco. In quei luoghi le differenze si annullavano. L'operaio e l'imprenditore, lo studente e il professore, l'uomo e la donna, il padre e il figlio. I dirigenti venivano rispettati, perché autorevoli e la loro autorevolezza cresceva proporzionalmente all'umiltà dimostrata. Ex Dc, ex Pci, Dario Franceschini, in una recente intervista, ha evocato un'altra volta questa differenza e ha sottolineato come ancora oggi la provenienza può incidere sul futuro del Partito Democratico, "due ex Dc, uno a palazzo Chigi, ed uno segretario del partito, non sarebbero digeriti dagli ex Pci". Rispettosissimo della sua opinione, ma a me della provenienza non frega un tubo. Guardo al Pd, guardo al futuro dell'Italia. Una cosa vorrei mantenessimo, il senso della comunità. Più che riesumare gli ex, io manterrei l'educazione e il saluto.
DAVIDE FARAONE, COORDINATORE AREA RENZI IN SICILIA, PRESIDENTE BIG BANG SICILIA