Sicilia 2014, trasformare il segno meno in segno più
Il 2014 mette il nostro partito, chi ha cariche nelle istituzioni e chi ne è dirigente, i militanti e gli iscritti, di fronte a emergenze improcrastinabili. L’anno appena trascorso è stato per la nostra regione uno degli anni più terribili dal punto di vista economico e dell'occupazione. A ogni segno meno e a ogni numero dobbiamo obbligarci a sostituire donne, uomini e bambini per passare dalla retorica degli elenchi alla sostanza dell’agire. Il prodotto interno lordo è a - 6,5 per cento, mentre la media nazionale e -4,4% e quella del Mezzogiorno -5,6%). Sono stati persi 13 mila posti di lavoro nell'agricoltura (-13% rispetto allo stesso periodo del 2012) e 50 mila posti nei 'servizi' (-4,7%), in particolare 38 mila posti in fumo nel commercio. - 0,5% nell’industria e nelle costruzione un calo degli occupati de 7%.
Si rivela allarmante il ricorso a forme di mobilità o persino di licenziamento dei lavoratori da parte di molte aziende, una volta esaurite le diverse forme di cassa integrazione. Una su tutte la Fiat di Termini Imerese. L’allarme però non basta. Le analisi le conosciamo. E chi vive il territorio e le città le conosce ancor di più perché dà un volto e una storia a tutti questi segni meno. Adesso serve un Partito Democratico capace di mettere da parte tattiche e strategie di potere e mettere in campo tattiche e strategie di sviluppo, in modo coordinato, progettato e comune a tutte le forze politiche, prima che la Sicilia affondi.
Non possiamo di nuovo vanificare le politiche economiche regionali negli slogan astratti con una politica che di fatto si risolve solo nelle spese correnti, emergenziali e a termine, senza inquadrarle in un quadro progettuale ampio, perché sono proprio le spese correnti ed emergenziali prive di direzione quelle che non creano sviluppo e anzi cronicizzano tutti i segni meno senza speranza di cambiar verso.
Per far questo è necessario un coraggioso mea culpa delle classi dirigenti politiche, burocratiche e amministrative, esse non sono state capaci di dare soluzioni ai problemi anzi, sono esattamente il problema. Se non cambiano modi e metodi saranno ancora inefficaci, peggio, dannose a questa terra. E siamo noi, militanti, iscritti, dirigenti del Partito Democratico a doverlo praticare e pretendere questo cambio di verso. Non c’è ambito economico, sociale, produttivo, culturale siciliano che non abbia bisogno non tanto e non solo di risorse, quanto di politiche programmatiche e organiche a lungo termine. Questo non è un proclama, un programma elettorale, uno slogan comunicativo. E’ un allarme e una richiesta profonda che arriva sinceramente dai nostri elettori i quali non hanno altre alternative. A parte andarsene.
Il Partito Democratico di Matteo Renzi ha vinto con la promessa di un cambio di verso, e di questo dobbiamo rendere conto anche nei territori, localmente e su scala regionale, ascoltando e progettando, non solo su scala nazionale. Ha acceso nuovamente speranze che nella nostra regione non possono vanificarsi in logiche di vecchia e asfittica politica della poltrona, o clientelare o assistenziale fine a se stessa; politiche che possono soddisfare temporaneamente i troppi bisogni di un popolo frammentato e stanco, ma nulla poi lasciano di duraturo e utile; le politiche che servono devono mutarsi in azioni che comprendano sì l’aiuto alle famiglie, ai giovani e alle imprese, ma come frutto ed esito di un disegno comune globale di progetto a lungo periodo fatto di futuro, di competenze, di libertà, di trasparenza, di chiarezza e di progetto. Un progetto culturale e sociale collettivo prima che economico o politico. E’ il primo momento nella Storia del Mondo in cui accade che manchi il lavoro. Non era mai successo. E perché accade? Perché non siamo stati capaci di prevedere, guidare e governare il cambiamento nei suoi aspetti strutturali. E allora su quelli si deve agire innanzitutto con uno sforzo comune di innovazione.
Serve una nuova rete di infrastrutture coordinate: dei trasporti, strade e ferrovie, dell’energia e delle reti digitali.
Serve un progetto serio di politiche strutturali (non puntuali o discontinue) a supporto e rilancio dell’istruzione di base e della formazione superiore connessa al tessuto produttivo.
Serve un piano coordinato e innovativo per il turismo e la tutela e la valorizzazione dei Beni Culturali e del patrimonio paesistico. Che sia supporto e volàno di azioni, pur nel rispetto dell’ambiente, della storia, non impedimento.
Serve un supporto e un coordinamento delle azioni e delle promozioni del nostro settore agro-alimentare,
Servono il rilancio e la riconversione dei metodi e delle maestranze del settore edilizio.
Serve un piano specifico per l’innovazione tecnologica e la comunicazione digitale.
Servono delle fiscalità di vantaggio per i datori di lavoro e un modo diverso di pensare il credito alle imprese e all’artigianato.
Servono una burocrazia e una macchina amministrativa leggera e trasparente, in cui ogni pratica non segua la successione delle prove di Ercole e nemmeno le avventure del viaggio di Ulisse
Servono soprattutto le volontà di agire in ciascuno di questi ambiti a livello apicale liberando le vere competenze e supportandole con competenti ed efficienti quadri intermedi per avere azioni che si distinguono per la qualità degli obiettivi ma anche dei processi. Per far questo il verbo deve essere sì cambiare verso, sì cambiare, ma, soprattutto trasformare. Trasformare le pratiche, i metodi, le dinamiche. E laddove non ci son le competenze, crearle e trasformarle.
“Il nostro partito deve farsi promotore di un lavoro comune in tal senso e chiamare a raccolta quanti vorranno agire in modo diverso. Per far cosa? Proporre tre o quattro assi di sviluppo, convogliare tutti gli ingenti fondi della residua e della prossima programmazione dei fondi comunitari in uno schema preciso di azioni specifiche e programmate, a lungo termine, di opere infrastrutturali e strutturali lungo gli obiettivi strategici indicati anche nel programma quadro europeo e perseguirlo senza esitazioni, attivare un coordinamento e un supporto alle piccole e medie imprese per accedere a tali fondi sull’esempio recentemente proposto e richiesto dai distretti agroalimentari siciliani che hanno lanciato recentemente un allarme e una richiesta di aiuto in tale senso e applicare il metodo anche ad altri ambiti produttivi, culturali ed economici.
Solo così possiamo trasformare i meno in più.
Auguro a tutti noi, un anno proficuo, volenteroso e fattivo,
Buon 2014”
Mila Spicola
Direzione Nazionale del PD
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